La pianta è tipica della villa veneta: un salone centrale con orientamento N - S sui cui lati si aprono stanze disposte simmetricamente. Il pavimento del salone e di quasi tutte le stanze è in terrazzo veneziano. In centro, un ricco lampadario in vetro di Burano illumina il salone.
La porta posteriore, ad arco, va nel giardino retrostante della villa e le pareti sono adornate da stucchi settecenteschi verdi e gialli. Sopra ad essi, in cornici di gesso, sono incastonate quattro tele di pittori ignoti; le prime due raffigurano Piazza S. Pietro ed il Quirinale. Si preferiva, nel '700, esporre tele con vedute di Roma per far colpo sugli ospiti e far notare a coloro che difficilmente avrebbero potuto andare a Roma di persona, come erano fatte le sedi del potere a quel tempo religioso. Le tele verso nord, più antiche, raffigurano paesaggi e ruderi di autori anonimi, ma in tutti è evidente l'influenza della scuola veneta del '700, a tema classicistico.
Accanto alle due porte, sui lati minori della sala, sono visibili quattro piccole tele molto scure raffiguranti paesaggi. A metà sala, due aperture con stucchi: una porta ad una stanza secondaria, l'altra alle scale che accedono al primo piano. Sull'architrave della porta verso ovest, formante un timpano, sono collocate due figure in gesso fra le quali campeggia lo stemma di famiglia. Si tratta dello stemma della nobiltà veneziana del Torcello. Nella parte inferiore dello stemma sono raffigurate due spade incrociate e un remo, mentre la parte superiore e occupata da un rapace, forse un grifone, a raffigurare la forza e la potenza della famiglia. L'apertura verso est comunica con il vano scale dal quale si può accedere all'antica cucina.
Una leggenda, tramandata di generazione in generazione, narra che Napoleone, un giorno, dopo aver soggiornato a villa Reale di Stra, entrò a cavallo nella sala con il suo seguito tra lo stupore dei presenti e diede un colpo di frusta sugli stinchi di un antenato Todeschini, padrone di casa, che si era opposto al suo passaggio.
Attraverso la porta laterale, verso sud, si accede alla biblioteca, che raccoglie una ricca serie di libri molto vecchi e recenti.
La cucina è rimasta tale e quale dal '700; gli elementi che la caratterizzano sono: il focolare, tutt'ora funzionante dove si cucinavano le pietanze e si faceva la polenta ogni giorno, e il lavello in pietra naturale, consunto dall'acqua, che una volta era attinta dal vecchio pozzo in giardino. Anche lo sgocciolatoio è originale, ormai anch'esso eroso dal tempo. Inoltre, molte delle suppellettili sono originali, come il macinino del caffè che veniva prima tostato nel focolare con l'apposito strumento a palla. Da notare le travi in legno annerite dal fumo di innumerevoli fuochi e le pareti pitturate a calce.
Sulla sinistra del focolare è visibile una colonna in pietra, che probabilmente sorreggeva due archi del vecchio “Portego”, esso faceva parte del primo manufatto risalente al '400 e sul quale è stata, in seguito, edificata la villa.
Alla fine di un piccolo corridoio, c'è un'altra stanza, da sempre adibita a studio. Il pavimento è in cotto originale e il soffitto è dipinto a motivi ornamentali, sembra alla fine del '700. E' l'unica stanza al piano terra “riscaldata” in quanto è presente, nella parete verso nord, un caminetto tutt'ora funzionante. Le due ampie finestre danno sul giardino a est dotate di antiche inferiate. In questa stanza molto probabilmente il padrone di casa accoglieva chiunque venisse in visita per redigere conti o documenti.
Le scale sono originali, in pietra di Nanto (località dei Colli Berci) consumate dal passaggio di molte generazioni di persone che hanno abitato la villa.
Il soffitto delle scale è a volta e le pareti rifinite a marmorino; le finestre del pianerottolo, rivolte nella parte est del giardino, hanno le inferiate in ferro battuto originali.